venerdì 28 maggio 2010

28 maggio 1928




Se ci fosse ancora, oggi mia madre compirebbe ottantadue anni. E non ci sarebbe nulla di strano od eccezionale perché quella è un'età che oggi si raggiunge facilmente; e invece no, ha pensato che forse il suo percorso era finito, che magari poteva riposarsi un po'. Mi ricordo che quando ero piccolo a volte diceva di essere così stanca da desiderare di morire per un po', per riposare; forse, alla fine, è stato così. Lo dico perché in realtà mia madre non è morta di nulla, ha semplicemente smesso di desiderare di vivere; gli ultimi tempi, brevissimi, sembrava proprio una persona spossata ma l'unica cosa che desiderava veramente era di essere lasciata in pace. Solo una volta, una notte che ero da lei e mi aveva svegliato per la seconda volta per essere accompagnata in bagno, mi ha guardato e mi ha detto “siamo alla fine, vero?”. Allora io, convinto, le avevo risposto di no, che si sarebbe ripresa, che sarebbe uscita di nuovo, che si sarebbe ancora goduta figli e nipoti ed un certo benessere che la vita le aveva concesso; invece avevo torto, ma in quel momento ero davvero convinto che sarebbe andata così perché non era la prima volta che la vedevo scivolare in quella depressione che la portava a desiderare la solitudine.
Quando scompare una persona così importante e presente nella vita si possono avere reazioni strane; mia madre, non mi ha ancora lasciato , sento la sua presenza come se solo sollevando il telefono la potessi sentire ancora ed ascoltare ancora l'elenco dei suoi malesseri e le sue raccomandazioni sulla mia salute come se fossi ancora un adolescente. Nello stesso tempo però, a volte, mi sembra di aver affrontato questo lutto con distacco, come se non volessi farmi coinvolgere; quando mio figlio mi ha telefonato era notte ed io, dopo, mi sono rimesso a dormire come se la cosa non riguardasse me. Solo il giorno dopo, davanti a lei, ho pianto e l'ho chiamata come se la potessi risvegliare.
Ma non era di questo che volevo parlare, mi sono lasciato prendere la mano.
Volevo dire poche cose su genitori e figli, poche cose perché non sarebbero sufficienti tutti i blog del mondo per esaurire l'argomento.
Io non posso dire se mia madre sia stata una buona o una cattiva madre; entrambe le cose certamente e comunque non si può decontestualizzare un giudizio, se di giudizio vogliamo parlare. So che molte cose mi hanno fatto male, alcune forse me le porto ancora dietro; e considerare che spesso non aveva colpa di certi comportamenti nei miei confronti, serve solo a soddisfare la parte razionale,lasciando ancora scoperte le ferite della mia parte emotiva e sentimentale.
Era così, aveva affrontato tante difficoltà nella vita, prima e dopo il matrimonio; io ero la sua carne, una sua emanazione, un essere da controllare costantemente per evitare sofferenze, prima di tutto a lei.
Tante volte ho preso decisioni prima di tutto per non dispiacere a lei.
Ora mi chiedo, cosa vuol dire essere buoni genitori? Forse si dovrebbe lavorare prima di tutto su se stessi mentre sovente abbiamo la presunzione di modellare i nostri figli non tanto a nostra immagine quanto sull'immagine di come avremmo voluto essere.
Semplicemente, credo, bisognerebbe dare loro gli strumenti per decidere da soli della propria vita, senza ricatti affettivi; abituarsi pian piano a vederli come altro da noi, lasciare che camminino con le loro gambe. Anche perché può succedere che ci sorprendano assumendo decisioni più sagge di quelle che avremmo voluto.
Non è facile lo so, ma quando piano piano si allontanano sembra che la prospettiva possa farci vedere le cose nel loro insieme, non fissarci sui particolari ma valutare il complesso; e anche per loro sarà più leggero vivere la vita che è già tanto complicata quando bisogna decidere anche solo per se stessi.

13 commenti:

Jonuzza ha detto...

sono d'accordo con te nel ritenere il compito migliore sia quello di rendere autonomi i nostri figli, questo è stato il principale obiettivo per me. io ho sperimentato sulla mia persona cosa voglia dire essere castrati e non volevo ripetere la cosa coi miei figli.
quanto alla madre .... mi ricordo quello che disse lo psichiatra Winnicot: serve una madre "moderatamente buona".

marco46 ha detto...

mia madre mi ha lasciato 20 anni fa (ne aveva 79) e ancora la sento presente; nel 2011 festeggerò il suo 100° compleanno e mangerò per lei la torta di riso (era la sua passione)
LE MAMME NON MUOIONO, CAMBIANO SOLO CASA

Giangiacomo ha detto...

Coi figli bisogna solo imparare a soffrire in silenzio. Perché la sofferenza deve rimanere solo una semplice o intensa emozione, di noi genitori, che non deve in alcun modo indirizzare la vita dei figli.
So che non è facile.
Non è poi però così difficile. Specialmente se, come genitore, ti sforzi di crescerci insieme, considerandoli prima bambini, poi adolescenti e decidendo al più presto quand'è che "devi" considerarli adulti.
Ha ragione Jonuzza. E' necessario che sia un obiettivo primario sforzarsi di renderli autonomi, dando sempre loro quella fiducia che talvolta, in cuor tuo, non pensi sia ben riposta.
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Mia madre ci ha lasciati ormai da 40 anni. Era il 1970, giugno per la precisione. Aveva 54 anni, cioè l'età mia di adesso. Purtroppo non ne ho quasi alcun ricordo.
Ma come vedi si riesce a sopravvivere. Motivo per cui sono convinto che i genitori meno invasivi sono, meglio è...

giorgio ha detto...

Il tuo post è un condensato di spunti su cui si potrebbe ragionare per mesi.
Io credo che non si muoia mai se si sopravvive nel ricordo e nell'amore degli altri.
Ti rimando all'ultimo post di cicabuma che tratta lo stesso argomento.
Quanto ai figli, credo che sia fondamentale dialogare coi figli, invitarli ad esprimersi liberamente fin da piccoli e ascoltarli come si ascolta UN ALTRO.
Giorgio

I Care ha detto...

Ho letto, quasi divorato, questo tuo post in controluce, scorrevo le tue parole e sentivo il mio cuore sanguinare come graffiato. La mia mamma se n'è andata nel 2002 a 74 anni, così... voleva raggiungere il suo amato marito che l'aveva lasciata quindici anni prima, a 69 anni.Lei così forte da reggere come un pilastro solido e ben saldo tutta l'architrave del nostro volerci bene aveva cominciato a morire quando il suo amato era morto per un infarto, ed anche lei, che di malanni ne aveva tanti, con un infarto se n'è andata. Quando i genitori varcano la soglia del finis vitae, portano con sè una parte di noi, che restiamo a combattere con i "fulmini" della vita senza avere più radici...

unodicinque ha detto...

@ I Care : grazie, le tue parole sono arrivare a segno. Ma grazie a tutti.
Mia madre è morta il 22 luglio dell'anno scorso ma solo ora ne riesco a parlare. Forse sono proprio le cose irrisolte a rendere più dolorosa la sua assenza. Vorrei dirle che nonostante tutto le ho sempre voluto bene ed ammirata, ma ormai non posso più.

Susanna ha detto...

E' bello e commovente leggere delle vostre emozioni. Io non so che dire in merito a mia madre (o mio padre), ma so cosa desidero per i miei figli: che crescano autonomi e felici.
Per poter raggiungere lo scopo, non nascondo mai le mie emozioni: se sono felice o triste, arrabbiata o orgogliosa.
NOn nascondo, ma spiego. E ascolto.
Perchè, come spesso dico ai miei figli, quando sono nati non ho trovato il "Libretto istruzioni". Quindi imparo ad essere genitore da loro, come loro imparano ad essere figli da me.
Buona vita.

Susanna ha detto...

E' bello e commovente leggere delle vostre emozioni. Io non so che dire in merito a mia madre (o mio padre), ma so cosa desidero per i miei figli: che crescano autonomi e felici.
Per poter raggiungere lo scopo, non nascondo mai le mie emozioni: se sono felice o triste, arrabbiata o orgogliosa.
NOn nascondo, ma spiego. E ascolto.
Perchè, come spesso dico ai miei figli, quando sono nati non ho trovato il "Libretto istruzioni". Quindi imparo ad essere genitore da loro, come loro imparano ad essere figli da me.
Buona vita.

Crazy time ha detto...

commozione per il tuo bellissimo post e anche per i commenti.

Miriam ha detto...

Questo tuo post è in perfetta sintonia col titolo del tuo blog..."ne uccide più la lingua che la spada"!!!
Leggendo le tue parole sono molto più affilate della lama di un coltello, entrano e aprono vecchie ferite e ancora scavano fino all'anima.
Anch'io ho letto tutto d'un fiato ed è impossibile non sentire e percepire emozioni simili alle tue, è come vederle riflesse in uno specchio che il tempo ha offuscato sbiadendone i contorni.
Ho riguardato più volte l'immagine della tua mamma, in questa foto è molto bella, è la bellezza che risiede nel cuore delle mamme!
Mi soffermo alla tua domanda che è il fulcro del tuo post "Cosa vuol dire essere buoni genitori?" , ripenso a mio padre che non c'è più mentre le tue parole rimbalzano nella mia testa e nel cuore anche sono adulta da un bel pezzo, proprio ora che avrei voluto risposte da lui.
La depressione è il male dell'anima, inevitabilmente ne soffrono anche le persone che circondano la persona depressa, i bambini purtroppo vengono inevitabilmente coinvolti e spesso finiscono per essere investiti di ruoli che non li competono, non è fantascienza trovare bimbi che sono piccoli adulti in miniatura che tentano come possono di supportare e "curare" quel genitore con tanto affetto, rinunciando inconsapevolmente a grandi fette di fanciullezza.
Di sicuro quella sofferenza nell'età infantile può rafforzare il carattere ma allo stesso tempo può lasciare segni indelebili e più di un vuoto, che nell'età adulta possono diventare voragini devastanti.
Ciao, ti mando un caro abbraccio!

Guisito ha detto...

Un fraterno abbraccio.

Anonimo ha detto...

Poi non mi dire che faccio la maestrina ma Mamma è morta il 21 luglio prima di mezzanotte e non il 2 e credo che a telefonarti sia stato Fede mio e non Fede tuo almeno questo è il ricordo mio che per motivi logistici ero lì; alla fine credo che importi poco ricordarsi una data; è stata una buona madre o una cattiva madre? Sono d'accordo con te, ognuno di noi come genitore è un po' l'uno e un po' l'altro. Se però l'unità di misura è la capacità dei figli di essere indipendenti, beh, io devo essere stata bravissima: non vedono l'ora di andarsene! Riguardo a nostra madre, molte volte l'ho criticata per il suo essere poco "nonna", ho pensato che fosse egoista e indisponibile. In realtà credo che ci abbia dato il massimo che le era possibile dare e, in ultimo, abbia voluto andarsene per non essere un peso per noi (anche se io me la sarei tenuta anche in un letto); credo che sia il più grande atto di amore che una persona possa fare e io voglio ricordarla per questo. Credo che un pezzo di me, devo ancora capire quanto grande, se ne sia andato con lei. Ti voglio bene!

Artemisia ha detto...

Grazie per aver condiviso con noi queste tue riflessioni cosi' intime.