mercoledì 23 febbraio 2011

Ho sognato il mare.




Percorrevo uno stretto nastro d'asfalto sbiadito delimitato ai lati, in modo incerto, da basse dune di sabbia. Vedevo il mare alla mia destra nei tratti in cui i cespugli di macchia mediterranea si facevano più radi. D'un tratto accostavo l'auto lasciandola parcheggiata a cavallo tra l'asfalto e la sabbia e scendevo per fare una foto, ma in mano avevo una specie di anello di metallo che però sapevo essere la macchina fotografica. In quel tratto la vista era libera e di fronte avevo una distesa quasi infinita di sabbia dorata e solo in fondo in fondo si vedevano i mille bagliori delle onde del mare; poteva essere una giornata d'inverno, comunque di fine stagione, non c'era nessuno e solo lì accanto alla mia sinistra un piccolo casotto di legno dipinto di d'azzurro ricordava le lunghe giornate estive. Mentre ammiravo i colori intensi della sabbia, del mare e del cielo, il muso marrone di un cane randagio spuntava dai cespugli, curioso odorava incessantemente; subito davanti a me una roccia aveva attaccate due strane creature pelose che sembravano piante ma che sapevo essere animali. Mentre tornavo verso l'auto, tutto d'un tratto mi sono ritrovato nel mio letto, uno di quei mille doloretti che spuntano a tradimento mi aveva riportato alla realtà. Il sogno mi stava piacendo così tanto che ho provato subito a riacciuffare quel filo svolazzante cui era legato, ma non c'è stato verso e m'è rimasta la curiosità di sapere il motivo di quel viaggio solitario e, soprattutto, la meta.

domenica 6 febbraio 2011