giovedì 2 settembre 2010

Personaggi.


P1010383, inserito originariamente da unodicinque55.

Al mattino, esattamente come avviene a casa, mi svegliavo presto. Mi piace camminare con l'aria ancora fresca e poca gente in giro, si osserva meglio, non si è distratti dalle persone. A Borgagne, frazione del Comune di Melendugno, provincia di Lecce, al mattino presto ci sono solo uomini, pochi, in canottiera , davanti al Bar Sport; in effetti di bar a Borgagne ce ne sono ben cinque, che per duemilacinquecento anime non è poco, però gli uomini sono tutti davanti al Bar Sport. Saluto, perché sono educato e quando, oltre a me, ci sono tre o quattro persone al massimo, mi sembra brutto tirare dritto senza salutare : Buongiorno ! Buongiorno dicono. Ecco, ho rotto il ghiaccio. Mi metto a fare foto alla piazza ed alla Chiesa di S. Antonio, in Piazza S. Antonio, la piazza principale stante che altre non ce ne sono. Uno mi dice: Entri pure, faccia le foto anche dentro. Non so se posso,mi schermisco, magari è vietato. No no, entri pure e poi qui c'è il sagrestano, dice indicando un ometto basso, cicciottello e dalla faccia simpatica che annuisce. Ringrazio ed entro. La chiesa è molto più bella fuori, ma molto molto!! Dentro è normale a parte due statue vicine di santi, credo, che sono vestiti come due moschettieri; quando esco il sagrestano è lì, villeggiate a Borgagne, chiede? Resto di sasso, non sentivo più la parola “villeggiare” da almeno quarant'anni! Si, dico, siamo qui da ieri. Ah, fa, e dove state? Dal Signor C., faccio. Ah Porco Dio (scusate ma è testuale) dice lui, pure la casa si affittano!!! Ecco, questo è stato il primo impatto con gli abitanti di Borgagne, frazione del Comune di Melendugno, provincia di Lecce. A parte questo, che forse è più pittoresco che altro, sono persone cortesissime e cordiali, disponibili come forse solo nel meridione accade; certo dopo qualche giorno tutti mi salutavano e probabilmente chissà quali illazioni avranno fatto vedendo che tutte le mattine giravo con le sporte della spesa, però chissenefrega, dico, un piccolo prezzo bisognerà pur pagarlo per essere accettati da una comunità. Si perché il bello di questa mia “villeggiatura” è stato proprio questo: dopo un paio di giorni mi sentivo già Borgagnese d'adozione e quasi quasi parlavo pure con quella cantilena che mette le frasi come in salita, le “e” strettissime e le “o” larghe. In linea di massima non sono un solitario, mi piacciono le persone, non mi piace la gente; cioè cerco di vedere ognuno come un singolo e non come appartenente ad una massa indistinta.
Nei giorni successivi ho fatto molte altre scoperte, ma di queste parlerò in seguito.

mercoledì 1 settembre 2010

Salentu : lu sole, lu mare, lu jentu.


P1010422, inserito originariamente da unodicinque55.

Non riesco a scriverne.
Delle mie vacanze dico. Non so perché. Sarà che ho cercato di assorbire ogni cosa, ho lasciato che ogni più piccola sensazione mi pervadesse, sono stato quasi passivo per non lasciare nulla. Ho guardato, odorato, toccato, assaporato le pietre, gli alberi, il mare, persino le persone.
E ora mi trovo con tutto questo materiale senza riuscire a dargli una forma.
Penso che sia l'intensità, ecco credo sia questo; perché mi ripeto che non sono stato in vacanza, in ferie ma ho fatto un viaggio ed ho viaggiato in luoghi che non avevo mai visto e sono partito con l'animo pronto ad accogliere tutte le cose che mi sarebbero passate davanti. Ho guidato per tanti chilometri, settecentodieci per l'esattezza, prima di arrivare ed anche quelli hanno fatto parte del viaggio; perché se ti sposti di tanto cambia tutto: il panorama, il clima, l'architettura delle città, le persone e le abitudini, il modo di parlare, il tipo e la dimensione delle piante. Tutto.
Mentre ero lì pensavo alle tre cose che più mi avevano colpito, a quali sensi erano stati maggiormente sollecitati, allora mi dicevo, la vista prima di tutto, l'odorato e poi il gusto. Mi sono ripetuto: parla dei colori , degli odori e dei sapori. 
I colori sono il bianco il blu ed il verde; il bianco della pietra e dell'intonaco delle case basse e squadrate a filo della strada; il blu del mare ma anche delle persiane chiuse, il verde dei cactus e degli ulivi ma anche delle porte serrate a riparare dal sole; i profumi intensi della frutta, profumi dimenticati negli scaffali del supermercato, dell'origano selvatico raccolto a mazzetti e seccato al sole, della terrà cotta dai raggi roventi, della salsedine portata dal vento sempre presente; sapori nuovi ed antichi, sapori veri, sapore di pane, di grano, di orzo, di melanzane, di pomodori, di olio dal gusto intenso.
La bellezza del Salento toglie il fiato; ci vuole un po' per riprendersi e dopo tutto sembra più triste nel confronto con la luce che raggiunge ogni pietra. Le distese di ulivi separate dai bassi muri a secco sembrano non finire mai e stupisce la maestosità delle piante di cactus cariche di fichi dolcissimi.
Voglio parlarne ancora, devo far uscire un po' per volte tutte le parole che mi sono ripetuto in questi giorni; è tutto troppo bello per non condividerlo.
Volevo scegliere un'immagine tra le tante che ho rubato, un'immagine che non fosse una cartolina ma qualcosa di diverso, particolare che non è facile vedere. Così ho scelto questa distesa di lenzuola bianche stese ad asciugare tra gli ulivi, un'immagine dal sapore antico, inusuale che ho preso un giorno tornando dal mare e col caldo soffocante non sono riuscito a non fermarmi lì a portarmi via il ricordo di quelle presenze evanescenti.

sabato 14 agosto 2010

Certe notti.



Questo pezzo è uscito nel '95.
L'anno dopo sarebbe nata mia figlia che l'ha scelto come colonna sonora di questa sua estate.
Le cose avvengono ogni giorno e ci danno tempo per abituarci ai cambiamenti delle persone che ci stanno vicino; anche di noi stessi notiamo i mutamenti solo riguardando più indietro nel tempo. Poi, però, ci sono come dei salti, delle accelerazioni improvvise, delle scoperte inaspettate che si fissano nella memoria e a distanza di anni ci fanno dire che lì ci fu un discontinuità nel percorso lineare della nostra esistenza.
Stamattina, mentre aspettavo di far venire un'ora decente per alzarmi, mi venivano in mente mille parole, ma parlare di cuore senza scendere nella banalità è sempre difficile, o forse è il cercare parole speciali che ci fa correre il rischio di cadere nel  “moccismo”.
Così, se devo dire, quello che mi ha colpito è stata l'espressione degli occhi, quegli occhi neri che guadano l'obiettivo con una dolcezza nota eppure diversa, nemmeno quelle braccia scure che la cingono e quel viso un po' spigoloso che le sta appena dietro. Certo non è la prima volta che le piace qualcuno, però 'stavolta è diverso : ho visto quella luce, quel lampo che parla di un languore nuovo e sconosciuto. La strada è molto lunga, amore mio, ed è importante che tu riesca a capire quali sono le cose davvero importanti, ma per capirlo veramente dovrai soffrire un po' perché nulla è gratuito ed imparare costa fatica. Ma di tutto conserverai ricordi dolci, anche dei momenti brutti che il tempo attenuerà fino a farteli ricordare quasi con tenerezza. Di me vorrei che prendessi l'entusiasmo che non tramonta mai.

giovedì 12 agosto 2010

Canonizzazione.


In questo momento della storia repubblicana Fini è diventato il beniamino degli antiberlusconiani; non si potrebbe non guardarlo con simpatia, considerando che probabilmente (a parte i giudici comunisti) è la persona che più ha fatto soffrire il nostro caiNano negli ultimi anni. Forse persino più della signora Veronica.
Ma, come si suol dire, io voglio ricordarlo così, come l'uomo che è stato Vicepresidente del Consiglio per cinque anni, che non ha battuto ciglio sulle leggi più schifose dopo quelle razziali, emanate, guarda te il caso, proprio da quell'uomo della Provvidenza cui il nostro si è ispirato per anni; come l'uomo che ha taciuto di fronte agli attacchi sconsiderati che il suo ex sodale ha portato avanti negli ultimi sedici anni contro i magistrati, tutti nel loro insieme; l'uomo che , debuttando da vice, assistette impassibili alla carneficina di Genova.
Voglio ricordarlo così proprio oggi che potrebbe essere, ironia della sorte, colui che segna la fine del berlusconismo almeno nella sua fase conclamata.
Ma poiché sono fondamentalmente un buono e penso che ognuno si possa redimere sempre dandogliene l'occasione, ben venga il Fini legalitario e moralizzatore (come direbbe Lotito) purché questa sua nuova missione sia davvero sospinta dalla legittima aspirazione ad essere il leader di una destra europea, repubblicana, democratica.
Due paroline sulla casa di Montecarlo.
La prima è che, rispondendo alle farneticazioni di (scusate la parola) Gasparri, un conto è un bene privato come può essere l'immobile di un partito altro sono i soldi dei contribuenti utilizzati, se pur in modo indiretto, per pagare case a ministri; la seconda è più che una parola una curiosità : ma il Giornale ce l'aveva già il dossier su Fini? Io penso di si, perché il tempismo con cui la cosa è stata tirata fuori è troppo preciso per pensare ad una casualità. Allora mi chiedo : ma prima del “tradimento” del reprobo Gianfranco non era disdicevole aver venduto un bene del partito ad una società off-shore di un congiunto, sebbene acquisito? Oppure non conta tanto l'atto in se quanto la fedeltà al Capo e dunque l'onestà dei comportamenti non è un valore assoluto ma relativo? E ancora : quanti dossier, più o meno veri, saranno in possesso del caiNano? E questo non potrebbe essere un altro avvertimento verso un dissenso che sembra sotterraneo ma che stenta a venire alla luce, forse perché sono in molti ad avere scheletri più o meno grandi, nell'armadio? E da ultimo una domanda che mi toglie il sonno: il Giornale può essere considerato un giornale?