lunedì 12 aprile 2010

Le vite lontane.


Non mi piacciono le riunioni di vecchi amici, o compagni di classe, o commilitoni insomma di quelle persone che non si vedono magari da trent'anni e che, grazie al solito organizzatore ossessivo-compulsivo decidono di sottostare al penoso rito della cosiddetta “rimpatriata”.
Negli ultimi anni mi è capitato un paio di volte di essere contattato da un ex compagno del liceo o da un amico conosciuto in parrocchia (prima del ravvedimento anche io come molti miei coetanei frequentavo quei luoghi di perdizione) e di essere invitato ad un incontro di “vecchi amici”, “vecchi compagni di classe” , vecchi insomma.
Mi sono sempre elegantemente smarcato; come dicevo non amo questi incontri, li trovo tristi, si finisce per raccontarsi con difficoltà la vita trascorsa, con lo stesso interesse che potremmo avere per le notizie della cronaca locale di un'altra città. Non c'è calore, non c'è empatia, non c'è un reale interesse ma solo, semmai, una curiosità forse un po' morbosa di sapere se gli altri hanno avuto le nostre stesse vicissitudini.
Ma l'aspetto più drammatico è quello di guardarsi in qualche modo allo specchio senza quell'abitudine quotidiana che non ci fa vedere i nostri cambiamenti; è un po' come rivedere noi stessi con trent'anni di più, i capelli bianchi, quando ci sono, le rughe, la pancetta e tutti quei maledetti difetti che in noi cerchiamo di non osservare.
E' già abbastanza triste il passare degli anni senza che qualcuno ci sbatta in faccia questa ineludibile realtà.
Solo al funerale di mia madre non ho potuto esimermi dal rivedere persone scomparse da una vita ed è stato penoso; c'era un uomo, che per convenzione chiamerò Ugo, che avevo lasciato a ventidue anni, alto, prestante, con una invidiabile chioma bionda ed una bella voce con cui cantava le canzoni della nostra gioventù. E' stato davvero imbarazzante, ma l'aspetto più terribile è stato pensare che forse anche lui ha avuto il medesimo pensiero.
Lasciamo stare le riunioni, ricordiamoli così vorrei dire; per quel che riguarda noi , la quotidiana frequentazione della nostra faccia rende meno avvilente il trascorrere degli anni.

7 commenti:

Crazy time ha detto...

mi capita di trovare su fb amici di anni fa e penso cavolo come sono invecchiati. e sicuramente loro pensano lo stesso di me. Sono con te, meglio lasciar perdere. E poi, alla fine, ma che ci dobbiamo dire con gente che non vediamo da quattro lustri?

unodicinque ha detto...

e pensa che più vai avanti e più questo fenomeno si amplifica!!

rosso vermiglio ha detto...

Non ho FB per lo stesso motivo: trovo la reimpatriata molto triste.
Non si ha nulla più in comune e le nostre vite sono talmente distanti che non ha senso condividere quel che non è da condividere. Alla fine,come dici anche tu, non credo ci sia un vero interesse aldilà della semplice e triste curiosità.

lavinia ha detto...

Noi abbiamo fatto la riunione. Proprio per i trent'anni dalla maturità. L'anno scorso...
Ho organizzato tutto io...
Sigh

marina ha detto...

a me sembra che la quotidiana frequentazione della tua faccia sia piuttosto gratificante
grazie per il tuo commento, padre tenero!
marina

Artemisia ha detto...

Sono completamente d'accordo.

Guisito ha detto...

Ad una certa età meglio dimenticare quanto più è possibile; io cerco di farlo anche con il mio me stesso del passato, figurati se accetterei di vedere condiscepoli o commilitoni.