mercoledì 27 ottobre 2010

Quello che non saprò più.


La morte di mia madre, avvenuta ormai da oltre un anno, ha interrotto quel filo di ricordi che mi legava a lei, ai miei nonni ed ai loro genitori; non c'è più, per motivi inevitabili, quella memoria che lei aveva ereditato e che in parte ho ereditato.
Ma molte cose della mia famiglia e di come ha attraversato, tra mille peripezie, il secolo scorso e parte di quello precedente, sono andate perdute. Mia madre era nata nel 1928, in piena era fascista, ed aveva vissuto da adolescente la guerra; tante volte ci aveva parlato di quegli anni e di come lei li ricordava, i fatti e le persone che avevano lasciato, nel bene o nel male, un segno indelebile nei suoi ricordi di fanciulla. Ancora adesso, se solo mi concentro, mi sembra di sentire il racconto del suo 8 settembre, di dove stava e di come era tornata a Roma attraverso mille peripezie. Forse nel tempo quel racconto si era arricchito di particolari che in qualche modo la sua mente aveva sovrapposto a quelli realmente vissuti, ma quel viaggio verso la capitale era stato comunque un passaggio dalla adolescenza alla vita adulta.
Ora che non c'è più ripenso mille volte con nostalgia alle sue parole che a volte, come capita, ascoltavo quasi distrattamente avendole sentite altre mille volte;eppure vorrei tornare indietro e chiedere ancora più notizie e informazioni, scavare più a fondo nei sentimenti di una giovinetta esposta così drammaticamente ad avvenimenti che collettivamente si fanno storia ma che sono la somma di mille piccole vite, cui gli eventi tolsero più di qualcosa.
Questo pensiero mi è tornato in mente con prepotenza cercando di ordinare tutte quelle carte, fotografie e lettere, che avevo affastellato subito dopo la sua morte non avendo ancora la forza sufficiente per esaminarle senza farmi travolgere dalla commozione; ora tante fotografie e tante lettere aspettano una spiegazione, un' indicazione che resterà purtroppo senza risposta.

domenica 24 ottobre 2010

Alesciandro.


Mi ha sempre chiamato così, con una “esse” sola e molto trascinata, in quella musicalissima calata bolognese.
Non siamo mai andati molto d'accordo, troppo diversi nel modo di intendere la vita e le relazioni con le persone; quando eravamo giovani, perché tra di noi ci sono solo sedici anni di distanza, io tolleravo con fatica la sua arroganza tipica delle persone che ignorano la loro ignoranza e credono di essere dispensatori di saggezza. Troppo distanti in mille cose, furbo e traffichino lui, ingenuo ed idealista io. E poi c'era che io ero l'altro uomo in casa ed era necessario ribadire sempre il ruolo del maschio dominante; all'inizio ci stavo male, non capivo l'atteggiamento di quest'uomo che avrebbe potuto anche essermi amico, con il quale a volte era anche possibile divertirsi, quando non si rischiava la rissa per la sua pessima abitudine di parlar male di chiunque. Poi sono passati gli anni e sono cambiate molte cose; la moglie dopo trent'anni di angherie l'ha lasciato da un giorno all'altro e lui , all'inizio, si è molto appoggiato a noi. Negli ultimi anni riesco a guardarlo con occhi diversi, quasi con tenerezza; penso che in fondo sia stato un uomo molto infelice, un eterno bambino cui nessuno mai poteva dire di no. Stamattina, partendo, l'ho salutato con un affetto che mi ha stupito, davvero mi dispiaceva della sua partenza, nonostante abbia mantenuto intatta la capacità di parlare per ore del nulla. Salutandolo con la mano mentre l'auto si allontanava ho pensato che oggi nessuno dei due ha più bisogno di interpretare un ruolo e forse, dopo tantissimi anni, possiamo essere l'uno verso l'altro solo noi stessi.
PS: lui è il secondo da sinistra.

sabato 23 ottobre 2010

Era meglio se dormivo.


Non riesco più a scrivere con continuità.
Poco male, dirà qualcuno. Si, poco male. Tanto più quando non si hanno idee, non si trova il tempo (notare che ho scritto “non si trova” e non “non si ha”......qualcosa vorrà pur dire!), si gira per giorni attorno ad un progettino, un inizio di argomento. Forse sono diventato pigro o magari ho altre cose per la testa.
Ma stamattina, vorrei quasi dire stanotte, ho avuto tutto il tempo di far girare un po' di idee nella testa ed è davvero incredibile quanto lontano possano arrivare se solo le si lascia libere.
In effetti tutto nasce da una cosa che ho letto una decina di giorni fa. Sembra che la progressiva diminuzione della produzione di dopamina riduca la capacità di fissare le esperienze nella memoria; la dopamina è un neurotrasmettitore che è si è accollato la bella responsabilità di farci ricordare ciò che abbiamo vissuto, in modo permanente. Infatti negli anziani, che appunto iniziano gradualmente a produrre meno dopamina, si determina quel fenomeno per cui si ricordano avvenimenti di tanti anni prima e si dimenticano fatti recentissimi.
Dunque....di cosa stavo parlando? Ah, si: la dopamina. Allora leggevo che l'assunzione di questa sostanza artificialmente prodotta potrebbe ridurre, se non risolvere definitivamente, questo problema.
Insomma la chimica è responsabile di un sacco di cose; pensate voi che quello che noi ricordiamo, ad esempio, come il momento in cui ci siamo innamorati di una persona , quell'emozione, il batticuore, le mani sudate, le farfalle nello stomaco, altro non è che una serie di reazioni chimiche. Sostanze che girano nel nostro organismo, che si combinano , che inducono altre sostanze. Punto. Allora mi sono chiesto : possibile che un giorno tutte le emozioni che noi attribuiamo ad una determinata situazione, possano essere indotte chimicamente?
Chessò, un bel tramonto, un bel paesaggio, una risata, sesso, amore insomma tutta una serie di emozioni con una semplice pillolina? Di sicuro alcune affinità che si possono ritrovare tra persone, sono legate a qualcosa di inspiegabile e magari le combinazioni chimiche potrebbero svelare qualche mistero.
Avete visto?!? L'avevo detto che era meglio se dormivo!

domenica 17 ottobre 2010

Come si cambia........


Ci sarebbero tante cose da dire, ma tante davvero; gli avvenimenti di cronaca che hanno segnato questi ultimi giorni meriterebbero da soli un approfondimento. Ma è difficile e non voglio arruolarmi nella schiera dei sedicenti opinionisti che grondano scempiaggini da bar o da ascensore. Il male spesso si annida dentro di noi, in seno alla famiglia, in barba a tutti quelli che indicano l'alieno come responsabile di ogni malefatta solo per rassicurare se stessi; meglio sarebbe se accettassimo semplicemente il fatto che alcune cose sono totalmente imprevedibili. Semmai mi colpisce di più l'idea che un un gruppo di ragazzi possa scrivere sotto casa di un involontario assassino, ma pur sempre assassino, “Alessio libero” come se la libertà di cui sarebbe stato ingiustamente privato fosse più importante di quella di un'altra persona, di vivere una vita serena. E' lo spirito del branco, di appartenenza, quello spirito che spinge questi ragazzi, che forse mi fanno più pena che rabbia, a scrivere senza pensare; è la totale mancanza di una scala di valori secondo cui la vita sarebbe al di sopra di tutto a prescindere. Sinceramente mi piacerebbe chiedere perché “Alessio libero” !
Ma in effetti è d'altro che vorrei parlare. E più precisamente di una cosa che ho letto alcuni giorni or sono, non ricordo dove e non ricorda chi.
Secondo questa teoria non sarebbe vero che noi cambiamo; noi restiamo sempre uguali ma cambia, semmai, la percezione che abbiamo di noi stessi al mutare delle condizioni.
E' una teoria interessante e ha senz'altro un fondamento logico.
Tanto per fare un esempio, che mi è venuto in mente , saremmo come una città dove c'è già tutto, strade , case, giardini, palazzi, e noi, diciamo, dei turisti che man mano che girano scoprono angoli nuovi. Questi angoli, questi scorci della città ci sono già, ci sarebbero comunque e ci saranno ancora, ma è la nostra visita che ce li rende evidenti.
Insomma è l'esperienza a farci scoprire qualcosa che , comunque , è già in noi.
Ma uno potrebbe dire, io da giovane apprezzavo un certo tipo di musica, o un tipo di donne o di uomini, se ora mi piace qualcos'altro vuol dire che sono cambiato. Potrebbe non essere così, potrebbe essere che ancora non avevo sperimentato quel tipo di musica, quella donna o quell'uomo , e che quella sensibilità era lì, pronta, aspettava solo di essere stimolata da qualcosa che l'accendesse.
Ora sto meditando su questa teoria per sapere, soprattutto, se può farmi vivere meglio o no.

mercoledì 13 ottobre 2010

Un'unione felice.



Questo film tocca con sapienza due argomenti fondamentali nella vita di ognuno di noi, anche di quelli che non lo credono : la cucina e l'amore.
La storia non la racconto perché invito chi non l'avesse visto a scegliere una sera, mettersi comodo in poltrona e immergersi nella storia ed in tutto ciò che regala.
La Streep è bravissima anche in questo ruolo di casalinga americana apparentemente svampita; l'unica pecca semmai è il doppiaggio un po' eccessivo; la Adams è graziosissima, brava e tanto tanto capace di “recitare” le ricette.
Di tanto in tanto, ma più verso la fine, mi sono commosso (mannaggia ai vecchi!!!) specie quando , tra una ricetta e l'altra, veniva fuori quel bel quadretto di una coppia giovane che si ama, si abbraccia, si confida, è complice, guarda dalla stessa parte, condivide.
Fortunati loro protagonisti, anche se solo nel film, di quei gesti spontanei che riempiono la vita.

lunedì 11 ottobre 2010

Domande senza risposta.


Mi dice :
Non avrai altro Dio al di fuori di me.
Ma figurati, per me è già troppo uno, Dio me ne scampi e liberi (scusa Dio) da cercarne un altro!
Non nominare il nome di Dio invano.
Sempre o in determinati contesti è accettabile ?
Ricordati di santificare le feste.
Questo lo faccio!!
Onora il padre e la madre.
Vale per tutti? Oppure alcuni figli, constata la palese inutilità di uno od entrambi i genitori possono soprassedere? Ad esempio se a Fabrizio Corona e Belen Comesichiama nascesse un figlio, la creatura potrebbe sputare in faccia ad entrambi?!?
Non uccidere.
Beh questa mi pare condivisibile. Però, mi chiedo, tutti quei poveretti e poverette che, ad esempio, son finiti al rogo per quello che dicevano contano uguale? O anche lì bisogna contestualizzare?
Non commettere atti impuri.
Tipo? Adesso non dirmi anche tu che divento cieco perché, dopo quello che ho fatto, non ci credo più. E comunque , neanche nel lettone di Putin?!?
Non rubare.
Mai fatto. Anzi si, una volta delle caramelle. Però ho preso tante di quelle sberle che era meglio se mi beccavi tu.
Non dire falsa testimonianza.
Vabbè, dai. Certe volte qualche bugietta....piccola piccola....a fin di bene....
Non desiderare la donna d'altri.
E quelle libere?
Non desiderare la roba d'altri.
Se è roba buona si può sempre dividere.
Però ti chiedo: ma se mi sacrifico e rispetto tutte queste regole (che poi, sinceramente, vogliono dire tutto e nulla) tu mi garantisci una vita serena, senza tribolazioni, senza cattiveria? Un mondo dove non ci siano ingiustizie, prevaricazioni, violenze ? Un mondo dove i miei figli e quelli di tutti gli altri possano girare tranquilli, le donne possano passeggiare anche di notte senza timore? Un mondo dove davvero tutti siano uguali? Noo?!?
Beh, allora penso che mi regolerò a modo mio e che magari quando sarà il momento ce la vedremo io e te senza intermediari e mi giudicherai, supposto che io non ti stia solo sognando, per quello che ho fatto.
E poi parliamoci chiaramente, non è che l'idea di contemplarti per l'eternità mi attragga molto; e poi, per dirla tutta, è proprio l'idea di eternità che mi mette un po' in ansia.

domenica 10 ottobre 2010

E' stato morto un ragazzo.



Vedo due diversi modi, e certamente non solo questi, di leggere la notizia del risarcimento da parte dello stato alla famiglia di questo ragazzo. Da una parte l'implicita ammissione di responsabilità da parte della forze dell'ordine (fa quasi sorridere chiamare così gli agenti coinvolti nel caso) dall'altra l'amarezza per quella che può considerarsi, per certi versi, la conclusione del caso dopo ben cinque anni di bugie e depistaggi vergognosi.
Colpiscono, come tante altre volte, le parole così commoventi ma anche civili della mamma di Federico; vi si legge stanchezza, di più, sfinimento, per una battaglia che va avanti dal 25 settembre del 2005. Una lunga battaglia iniziata con coraggio nonostante il dolore per la perdita del figlio, una lunga battaglia portata avanti contro chi avrebbe dovuto proteggere Federico e non privarlo della sua giovane vita. Oltre all'ingiuria di una morte inutile, oltre allo sbigottimento per le reticenze, gli inganni, le mistificazioni c'è il terrore di dover lottare contro il potere. Un potere che dovrebbe tutelare e che invece uccide; le forze dell'ordine si chiamano, ma di quale ordine parliamo?
Questa storia mi ha sempre colpito profondamente perché io ho un figlio che si chiama Federico e che ha la stessa età che avrebbe avuto oggi quel ragazzo se un gruppo scellerato di persone non avesse abusato della sua autorità, facendosi allo stesso tempo giudice e carnefice. Queste persone sono già state condannate e con tutte probabilità lo saranno anche con sentenza definitiva ma con altrettanta probabilità resteranno nelle forze di polizia. E questa, in fondo, è la cosa più intollerabile.

domenica 3 ottobre 2010

Relativismo? Si, grazie.



Quest'uomo, che non lascerei in compagnia solitaria nemmeno del mio gatto, quest'uomo che condivide il cognome con l'omonimo pilota, questo fine pensatore che guida il Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione, ci ha regalato una nuova perla di saggezza pastorale dopo quella sulla comunione al divorziato Berlusconi.
In breve, secondo il nostro, la bestemmia del Cavaliere va contestualizzata, ovvero va inserita nel contesto nel quale è stata detta; per cui, essendo un contesto goliardico e ridanciano, la bestemmia che, va ricordato, infrange il secondo comandamento,non ha lo stesso valore di quella detta, per dire, allo stadio dal calciatore che sbaglia un gol, dall'automobilista che schiva miracolosamente un pedone distratto, dallo studente beccato impreparato dalla professoressa di latino.
Così, con buona pace di tutta la dottrina ecclesiale, che ci ha fatto credere in questi anni che contro il morbo invadente del relativismo morale ed etico non sono possibili mediazioni, ecco introdotta la categoria della “contestualizzazione”.
Mi ero ripromesso di non occuparmi più di queste cose, tanta è la frustrazione nel vedere la verità piegata alle convenienze di ciascuno, che mi ero imposto un doveroso silenzio; ma di fronte alle evoluzioni speculative di costui non ho potuto tacere ulteriormente.
Perché poi a me, sinceramente, che il Cavaliere bestemmi non me ne frega un bel niente anche se, come ho detto alcuni post fa, non amo la bestemmia; mi interessa piuttosto la sfrontatezza di chi, come Fisichella o Giovanardi, si impegna in pericolosissime evoluzioni dialettiche per giustificare l'ingiustificabile. Il secondo dei due ha affermato addirittura che non è grave la bestemmia quanto il fatto di aver diffuso il video. Amen.
Non mi schiero tra coloro che salutano le prese di posizione di buona parte del mondo cattolico con un sospiro di sollievo, come a dire: Vedete, i cattolici condannano quella bestemmia, anche se in un “contesto” particolare, anche se in un momento quasi privato. No.
Io credo che non sia un caso che proprio su un peccato tutto sommato veniale ci sia stata questa levata di scudi quando ben altri avrebbero dovuto essere i motivi di condanna in tutti questi anni ; ma si sa, la chiesa è molto attenta alla forma un po' meno alla sostanza.
Sanno “contestualizzare” loro.
PS: in occasione di questo post rispolvero un tag che avevo messo in soffitta.