martedì 29 giugno 2010

Copyright ed altre considerazioni.



Per dovere di cronaca debbo dire che l'autore del “misfatto”, da me contattato via mail, si è scusato in modo convincente annunciandomi che, dopo aver cancellato il post incriminato, avrebbe pubblicato la sua paternità (quella del post ovviamente......) ai suoi lettori.
Le parole mi sono sembrate sincere e anche se non ho modo di controllare (non sono tra le sue amicizie) sono certo che ha già dato seguito ai suoi propositi.
Tutto finito dunque.
Ma il punto è un altro.
Il punto è che se non ci fosse stato il signore in questione e l'anonimo segnalatore (ma chi diavolo sarà mai????) io non avrei scritto ancora nulla da sabato 19 giugno!!!!
Alla fin fine che io non debba dire un grazie piccolo piccolo a costoro?!?

lunedì 28 giugno 2010

Robber



Mi succede una cosa strana. Trovo due commenti di “anonimo che non sopporta i ladri di idee” nel quale, per farla breve, mi scrive che un certo Sandro Poli avrebbe copiato pari pari il mio post intitolato “Considerazioni personali”.
Mi sembrava impossibile ed invece, grazie al link indicato dall'anonimo paladino del copyright, scopro che è proprio così; il post è riportato tale e quale con la sola piccola aggiunta di qualche parola.
Confesso che da una parte sono lusingato; pensare che qualcuno si prende la briga di copiare un mio post non citandomi, col chiaro intento quindi di appropriarsene, mi sembra stimolante. Nello stesso tempo posso anche pensare che, pur di alimentare giornalmente la propria bacheca su Facebook, qualcuno si adatti a copiare qualche post in qua e in là , da blog diversi per non dare nell'occhio.
Però sembra che qualcuno, l'anonimo appunto, sia sia preso la briga di controllare l'origine di quel pezzo; conosceva me? Aveva letto casualmente il mio post? Altrettanto casualmente si è andato a leggere la bacheca di questo Sig. Poli? Non so, però ammetto che mi piacerebbe capire fino in fondo perché se la curiosità è femmina io, in questo caso,tiro fuori tutta la mia parte femminile.

sabato 19 giugno 2010

Volare oh oh....


Peccato che per volare veramente ci sia un solo modo.
Si perché andare in aereo non è mica volare, non è sentire l'aria in faccia ed il fruscio che fa nelle orecchie e l'impossibilità di respirare per via della velocità. No, l'aereo da un punto di vista e poi, per me, il bello è quando sei in alto e vedi le cose anche con un certo distacco; il decollo e l'atterraggio sono la fatica e la paura. Per me.
No, dico proprio volare; cioè lanciarsi da un punto e planare dolcemente sfiorando le cime degli alberi e poi risalire di colpo proprio nel momento in cui ti sembra di cadere.
Secondo me una volta, tanto tanto tempo fa, l'uomo poteva volare; e il fatto che tutti almeno una volta abbiamo sognato di farlo, lo conferma.
Perché in fondo, se ci pensate, il volo è un po' una metafora della vita, molto più del camminare. A camminare puoi andare solo avanti, tutt'al più, qualche volta ed eccezionalmente, indietro, al massimo a destra o sinistra . Volare no, volare vai su e giù, da un lato o dall'altro, altissimo e lontano o vicinissimo alle cose, che brividi sarebbero! Certo, considerato per l'appunto che non abbiamo ali, prima o poi si planerebbe a terra, in modo più o meno violento, ma sempre lì, attirati irresistibilmente da quella maledetta legge di Newton, che regola la nostra vita così attaccata alla terra.
E però quell'ebbrezza, quel senso di libertà sono impagabili.
Certo schiantarsi per terra può essere doloroso e definitivo ma per riuscire bisogna provare, almeno una volta abbandonare le sicurezze e sfidare le leggi della fisica. E bisogna farlo fin quando si ha spazio per tentare, sino a che di fronte c'è un orizzonte abbastanza ampio da permetterci di salire.
E quando sentiamo il desiderio inarrestabile di  farlo anche solo un po'.

domenica 13 giugno 2010

Considerazioni personali


Per vari motivi che non sto qui a raccontare, vado quasi tutti i giorni a fare la spesa. Sono convinto, a meno che qualcuno non mi dimostri il contrario, che si possa risparmiare acquistando esclusivamente ciò che serve per il giorno, pranzo e cena.
Magari mi sbaglio.
Questa giornaliera frequentazione del supermercato mi mette in contatto con quel variegato mondo che si attesta all'entrata, o all'uscita a seconda di come la si veda, per chiedere qualcosa; e quando dico qualcosa non intendo necessariamente denaro ma anche.
Nella mia personalissima classifica delle presenze che meno sopporto, al primissimo posto ci sono i testimoni di Geova, con quell'aria perennemente afflitta di chi sta al mondo solo per soffrire e quell'assurdo giornaletto, “La Torre di Guardia”, che vorrebbero appiopparmi. Di norma a questi, che generalmente si palesano sotto le spoglie di innocue vecchiette, rispondo che sono mussulmano.
Subito dopo ci sono quelli che ti chiedono una firma, mettendoti nelle mani una penna per la quale ti sollecitano un contributo che all'inizio è predeterminano ma, in seguito, trattabile; in genere la firma è “contro la droga”, che vuol dire tutto e niente. Questi, che spesso sono ragazzi che si guadagnano qualche euro con questo stratagemma, li liquido assicurando che io “sono favorevole alla liberalizzazione delle droghe.....tutte”.
Non vorrei sembrare razzista ma mi risultano davvero insopportabili quelli che, per non fare torto a nessuno, vorrei definire “slavi”; questi di norma sono personalmente afflitti da terribili deformazioni o hanno sfighe terribili in famiglia; il loro atteggiamento piagnucoloso mi produce una immediata reazione uguale e contraria, per cui , mestamente gli rispondo “non me ne parlare, se mi metto ad elencare i miei problemi.......” Ammetto che non bisogna generalizzare, ma spesso mi è capitato di vedere alcuni di questi arrivare alle casse del supermercato con generi così futili da pensare che, nel frattempo e miracolosamente, tutte le sfighe siano finite.
Negli ultimi mesi spesso ho incrociato ragazzi di coloro, sempre molto giovani, a volte molto belli e con un fisico invidiabile; ebbene quello che mi piace di loro è il sorriso con cui si avvicinano chiamandoti “fratello”. Vendono sempre qualcosa, ma non disdegnano di riportarti il carrello a posto, dopo averti messo diligentemente la spesa in macchina. Anche questi li incontro di frequente lontani dal loro “posto di lavoro” e ci salutiamo sempre con calore, come vecchi amici.
Certo non se la passeranno bene e non voglio pensare a loro come una nota di colore nel triste e scontroso panorama cittadino, hanno certamente i loro problemi e vivono lontani dal loro paese, tra gente che, pur non avendo alcun motivo per esserlo, si ritiene superiore.
Però, vivaddio, sorridono di un sorriso sincero e un po' fanciullesco e non solo sono contento di dargli quell'euro che tengo sempre pronto, ma mi sento pure in colpa per un benessere che non ho fatto molto per meritare.

PS: ringrazio giu-ant-mart per la foto

sabato 12 giugno 2010

Protesta!

Pigiama party.



Il momento più bello di un Pigiama Party è quello in cui, il giorno dopo , i genitori si vengono a riprendere le figlie.
Non è la prima volta che mia figlia organizza un “evento” del genere e credo sia una cosa tutta femminile. Però, rispetto agli anni precedenti, ho notato alcuni cambiamenti.
Per prima cosa lo spazio a disposizione del nostro Sleepover Club è notevolmente diminuito e poiché non dipende dalla casa , che è grande esattamente come l'anno scorso, devo dedurre che questo fenomeno è imputabile a tutto un fiorire di tette e sederi.
Poi l'interesse per l'intrattenimento della serata si è spostato dal classico film della Walt Disney ad un più adrenalinico film horror.
Però è sempre un'esperienza interessante; soprattutto è interessante vedere come, in certi momenti della serata, noi genitori diventiamo trasparenti, come se non esistessimo se non per portare vassoi di pizza ed affettati vari.
A me piace osservarle, le conosco tutte da quando erano davvero delle bimbe, ed i cambiamenti più evidenti sono proprio quelli che non si vedono, che riguardano gli atteggiamenti. D'un tratto sembrano isolarsi nel loro mondo dal quale gli adulti sono banditi completamente ; stanno imparando qualcosa che non si insegna a scuola e che forse nemmeno i genitori possono insegnare. Sono le relazioni, di amicizia prima di tutto, un'amicizia che è già più adulta e poi forse qualche interesse diverso. Le vedi parlottare tra loro, sorridere, fare sguardi da cerbiatte sognanti che manco Bamby. E' un universo a parte che è bene mantengano, un mondo personale che potranno aprire a loro piacimento e che sarà il loro bel rifugio nelle tempeste che la vita non risparmierà.

domenica 6 giugno 2010

Così fan tutti, o meglio, molti.


Volevo raccontare di un sogno che ho fatto stanotte, ma magari ne parlerò in un altro post. Perché invece stamattina mi è venuta in mente una considerazione.
Non ci sono moltissime cose che cambierei della mia vita ma una certamente: vorrei avere una passione, un hobby da seguire, uno sport che mi prenda, un gruppo o un cantante da andare a vedere dovunque faccia un concerto. Ma non per la cosa in se , quanto per il piacere di prendermi una pausa, di lasciare la routine di tutti i giorni ed immergermi , anche se per poco, in un ambiente diverso, libero da ogni obbligo e legame.
Lo dico perché spesso mi capita di sapere se non addirittura di vedere con i miei occhi , di persone che prendono e se ne vanno per giorni, senza che questo provochi terremoti familiari, sensi di abbandono,drammi.
Ecco , diciamo le cose come stanno, queste persone le invidio proprio; quando tornano si portano dietro tutta quella leggerezza che serve per proseguire con maggior impegno la vita quotidiana, che sarà pure rassicurante, ma a volte un tantinello opprimente.
Guardando qui e là ho pensato che, escludendo la moto che è pericolosa, potrei diventare un sostenitore dello sport dell'immagine sopra che , a parte essere la disciplina sportiva nella quale si bestemmia di più (sentito con le mie orecchie) mi sembra sufficientemente insulso da produrre quella sensazione di assoluta leggerezza che ogni svago dovrebbe avere.

sabato 5 giugno 2010

Passerotto non andare via.


Esterno giorno.
Stazione degli autobus.
Persone che si muovono rapidamente in cerca del mezzo giusto, altre che aspettano pazienti con sporte della spesa, passeggini con bambini, cani.
La ragazza è appoggiata con le spalle ad una delle colonne squadrate del portico, tiene il ragazzo per i polsi come se volesse trattenerlo. Piange. Non di un pianto disperato piuttosto rassegnato. Le lacrime scendono lente senza alcun ritegno su di un visino adolescente, pulito , chiaro. Lui se ne sta dritto e rigido, il linguaggio del corpo è evidente; mostra insofferenza e fretta di uscire da una situazione forse imbarazzante, forse seccante. E' del tutto evidente che si sta consumando un piccolo dramma d'amore, come altri mille e mille in tutto il mondo , forse nello stesso momento. Ma alla ragazza interessa poco del mondo in quel preciso istante, interessa alla ragazza la personale tragedia che si sta consumando. I due corpi esprimono in modo chiaro i diversi atteggiamenti, una vorrebbe trattenere l'altro desidera andare.
Sento, passando rapidamente, lei che quasi istericamente ripete....perché.....perché....perché.
Non c'è un perché , piccola mia, è la vita, è così; forse chissà per te è la prima volta e ti sembrerà di morire impreparata come sei a capire i sentimenti. Ora ti sembra che il mondo ti cada addosso, che non valga più la pena di far nulla perché il tuo amore non ti vuole più,ti sentirai un nulla, ti sentirai diversa, appestata , segnata eppure piano piano passerà. Le delusioni d'amore sono come i bernoccoli e nulla serve avvertire, proprio come il bimbetto che cammina appena e che deve cadere e provare anche il dolore su se stesso prima di comprendere. Questo non significa che non camminerà più, significa solo che , come in amore, le sofferenze aiutano a crescere e capire.
Questa è la serena e pacata reazione di un uomo maturo.
Il padre invece, vorrebbe acchiappare quello stronzetto per quell'orrenda cresta che porta in testa e, prendendolo ripetutamente a schiaffi, urlargli in faccia” ti rendi conto della fortuna che ti era capitata tra le mani?!? Guardala questa creaturina, così delicata e graziosa, sensibile ed intelligente (che mi chiedo tra l'altro come mai possa essere innamorata di una nullità del genere) , come puoi mai pensare di farla soffrire, ameba indegna di stare la mondo?!? Sparisci dalla nostra vista, infame, e ringrazia che oggi sono di buon umore!!
Lo so, non sarebbe giusto; ma io, capitemi, ho una figlia femmina.

venerdì 4 giugno 2010

Pillola anti-paura




Questa cosa della pillola anti-paura mi inquieta un po'.
Io penso che la paura abbia una funzione ben precisa nell'evoluzione umana, quella cioè di preservare se stessi da situazioni pericolose se non, addirittura, dalla morte. Un po' di sana paura non ha mai fatto male a nessuno , anzi, a volte ci avrà certamente impedito di compiere gesti sconsiderati e mettere a repentaglio la nostra ed altre vite. La paura è qualcosa che piano piano nella vita impariamo a dominare, razionalizzare, con cui conviviamo.
Dice che l'hanno sperimentata sui topi questa pillola, sempre loro poveretti; non avevano più paura dei gatti, anche se quelli alla fine se li mangiavano lo stesso.
Capito cosa mi inquieta?

mercoledì 2 giugno 2010

Basta di prendermi in giro!!



OGGI NON E' 2 GIUGNO !!!!!

Dietro la gente comune.



Cosa c'è di più emozionante, intrigante, affascinante, drammatico e comico delle ordinarie storie di ognuno di noi?
Mi succede sempre di cercare lontano la grande ispirazione e poi finisco per scrivere quello che mi capita, mi è capitato o semplicemente quello che osservo. E, in fondo , se ci pensiamo vivere è già di per se una fantastica avventura di cui conosceremo il finale, quello vero non quello immaginato o sperato, solo alla fine.
E poi dietro le ordinarie storie di ognuno di noi si possono celare sentimenti inaspettati e insospettati, amori incredibili , invidie inspiegabili, sentimenti di rivalsa, persino odio a volte che, come accade ogni giorno, esplode in una violenza apparentemente ingiustificata.
Le persone sono come le case di cui vediamo solo la facciata, ma quello che c'è dentro non lo conosce davvero nessuno; solo raramente ci è permesso di entrare e vedere e comunque mai completamente, ci sono sempre stanze che restano chiuse.